fbpx

Rugby – Peppiniello quelle cause passano a quattro

Gen 14, 2024

La Federazione italiana rugby, mai come in questi ultimi anni, sta facendo i conti con contenziosi che stanno costando non poco alle casse della Fir. Via abbiamo parlato dell’azione promossa  alla Sezione lavoro del Tribunale di Parma, da Michele Dalai, ex amministratore delegato delle Zebre, giubilato dalla sera alla mattina da Marzio Innocenti. Dalai lamenta di aver svolto un incarico diverso rispetto a quello per il quale veniva pagato e chiede 200mila euro.

Un ulteriore contenzioso è quello promosso da Alberto Fontana, il consulente indicato da Innocenti per ‘controllare’ i conti di Federazione e Zebre. Breve ma intensa l’avventura di Fontana con Fir, probabilmente perchè il presidente e il consulente non hanno raggiunto l’intesa economica, anche in presenza di una delibera presidenziale, con la quale Marzio Innocenti autorizzava il suo consulente a mette il naso in tutti i conti della Fir e delle sue partecipate, vedi Zebre. Una presenza negli uffici della Fir in Curva Nord che i dipendenti federali ricordano ancora. Ebbene l’ex consulente ha chiesto conto alla Federazione del tempo passato a lavorare praticamente gratis. Insomma, un’investitura messa nero su bianco e per la quale Fontana vuole essere, giustamente, pagato.

Il terzo contenzioso riguarda Pier Luigi Bernabò, responsabile degli eventi Fir, giubilato pochi giorni prima della naturale scadenza del contratto, fissato al 31 dicembre 2023. Bernabò avrebbe concluso la sua esperienza con l’ultimo giorno dell’anno, ma la Fir ha pensato bene di chiedere la risoluzione anticipata. In buona sostanza la Fir ha deciso di sollevare Bernabò dall’incarico con qualche settimana di anticipo rispetto al 31 dicembre, una decisione incomprensibile che ha determinato il contenzioso.

Il quarto contenzioso è quello promosso da Luigi Troiani, ex team manager della Nazionale Maggiore. Anche in questo caso l’oggetto del contendere è stato il mancato rispetto del contratto. Troiani, una volta messo da parte, si è rivolto al giudice del lavoro che gli ha dato ragione. Il giudice ha dato ragione a Troiani e ha condannato la Federazione a pagare una cifra che oscilla tra gli 70 e 100mila euro.