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Il rugby rivendica una superiorità morale che non ha: il caso Spadoni

Set 17, 2021

Sull’argomento non volevamo ritornare, perché ha rappresentato una brutta pagina per il movimento, ma gli ultimi eventi ci costringono ad occuparci nuovamente dell’arbitro Andrea Spadoni. Come è noto a tutti, il direttore di gara è tornato sui campi, designato in Coppa Italia. La vicenda è ormai di dominio pubblico: Spadoni è stato ritenuto dalla giustizia sportiva colpevole di aver parlato male di Marius Mitrea e di sua moglie. In primo grado Spadoni fu condannato ad un mese d’interdizione, potete leggerlo qui, ma il direttore di gara, invece di fare ammenda propose ricorso, negando fatti che in primo grado erano stati accertarti come avvenuti. Il giudice di secondo grado, non solo confermò la decisione, ma ritenne di dover anche bacchettare il giudice di primo grado, reo di aver avuto una mano troppo morbida, come riportato qui. Nelle ultime ore, per capirci, tiene banco la vicenda di Ludovic Radosavljevic, giocatore dell’Aix-en-Provence, ProD2 francese, che è stato fermato per 35 settimane (avete letto bene) per essersi rivolto ad un avversario con una frase razzista. Ora la domanda che facciamo è semplice: cosa deve fare un arbitro per essere escluso dall’alto livello? I valori di cui ci riempiamo la bocca dove vanno a finire? Perché non la finiamo di parlare del mondo del rugby come una sorta di eldorado? Se davvero il rugby volesse sbandierare una superiorità morale (che in effetti non ha) dovrebbe essere intransigente rispetto a questi episodi. Se davanti ad una vicenda del genere, un arbitro non viene allontanato, tutti si sentiranno autorizzati a fare come vogliono, rischiando al massimo un mese di squalifica. Ad oggi abbiamo raggiunto la convinzione che tra il rugby e qualsiasi altro sport non c’è alcuna differenza. Tra le altre cose, alla sua prima uscita stagionale, Andrea Spadoni ne ha già combinata un’altra, almeno stando ad una lettera che il Colorno ha inviato al Cnar. Nella missiva, la società fa sapere che in occasione della gara con le Fiamme Oro, l’arbitro “entrava nel nostro spogliatoio, senza autorizzazione e senza aver avanzato richiesta allo staff, per prendere autonomamente alcune bustine di gel e sali minerali, destinati ai nostri giocatori”. Il Colorno sottolinea che il problema non è rappresentato dal materiale sottratto senza autorizzazione ma dal modo: “Non avevamo problemi di quantità, e non abbiamo intenzione di negare alcunché ad un atleta o ad un arbitro, ma la modalità ci è sembrata non consona ai ruoli e alla situazione”. Anche in questo caso, ci risulta, che i vertici arbitrali abbiano liquidato la cosa giudicandola una sciocchezza. A pensare che Spadoni fu presentato nel corso di una riunione dai vertici arbitrali, qualche anno fa, come “la luce in fondo al tunnel” per un movimento arbitrale giudicato inadeguato. Tanto che i presenti furono invitati ad alzarsi e fargli un applauso: se questa è la luce, non vogliamo sapere com’è fatto il tunnel. Siamo certi che i vertici arbitrali dell’epoca, siano rimasti molto delusi.  A Spadoni consigliamo di fare un passo indietro, che sarebbe apprezzato e, questa volta, con convinzione applaudito. Nulla di personale contro un ragazzo che deve fare ancora molta strada, soprattuto nella vita. Ma prendere coscienza degli errori, significa rimettersi in cammino verso migliori traguardi. A lui va il nostro in bocca al lupo!