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La Corte d’appello bacchetta il Tribunale federale: poco un mese a Spadoni

Ago 5, 2021

La vicenda è nota e può essere ‘rispolverata’ qui : i fatti risalgono al dicembre scorso, prima della gara tra Calvisano e Lazio del 19 dicembre 2020. Secondo la ricostruzione fatta dal Tribunale federale, Spadoni, durante il breafing prepartita, alla presenza di Federico Vedovelli e Alberto Favaro suoi assistenti per quella gara, si lasciò andare ad affermazioni lesive nei confronti di Marius Mitrea. La decisione del Tribunale federale, che condannò Spadoni ad un mese di interdizione, è stata impugnata sia dall’arbitro sia dalla Procura federale. La settimana scorsa c’è stata la sentenza della Corte d’Appello, che ne ha avute per tutti, soprattuto per il Giudice del Tribunale federale, la cui decisione è stata ritenuta troppo morbida e per motivi giuridicamente inaccettabili. Nella sentenza si legge testualmente: “Codesta Corte, nel confermare la sentenza di primo grado, giusta il rigetto dei reclami proposti dal tesserato e dalla Procura, non intende esimersi dall’esprimere dissenso per le ragioni adottate dal Tribunale nel contenere la sanzione nella misura di un mese di interdizione, sul presupposto ” … che la sanzione sostanziale è stata, già di fatto irrogata, dallo stesso organo di appartenenza, dell’arbitro Spadoni, che non ha, proceduto a, designare quest’ultimo per alcuna, partita dopo i fatti oggetto del presente giudizio”. L’unico Organo deputato a sanzionare tali comportamenti, difatti, è il Tribunale, cui compete di valutare nel rispetto delle regole e garanzie del processo sportivo i comportamenti dei tesserati, mentre eventuali iniziative di Organi diversi – se sprovvisti di competenza giurisdizionale – ed indipendentemente dall’intento che le anima (pure se punitivo) non dovrebbero influire sulla misura delle “giuste” sanzioni da comminare nella sede del legittimo giudizio”. Di fatto, la Corte d’appello, ha stigmatizzato le motivazioni che hanno portato ad una condanna mite (il minimo previsto dal Regolamento di Giustizia che prevede interdizioni da un mese a tre anni), spiegando che le decisioni degli organi federali, sono autonome e non concorrono a determinare la decisione degli organi di giustizia federali.

Nel merito, la Corte d’Appello, ha respinto sia il ricorso di Andrea Spadoni, sia quello della Procura. Nel primo caso ha fatto notare che è giuridicamente possibile “condannare” un imputato per motivi diversi dall’accusa primaria (nella giustizia penale è la derubricazione): l’arbitro è stato infatti interdetto per aver violato il principiò di lealtà e correttezza, parlando male di Mitrea mentre era “nell’esercizio delle sue funzioni”, e non per dichiarazioni lesive perchè, fino alla pubblicazione sull’albo federale, le stesse erano ignote al pubblico.

Nel secondo, invece, la Corte ha spiegato che una condanna non puo’ essere comminata per ciò che sarebbe potuto accadere, vale a dire la potenziale diffusione di quanto affermato, ma solo su ciò che è effettivamente accaduto. Considerato che le frasi pronunciate sono rimaste circoscritte allo spogliatoio della quaterna arbitrale, non puo’ essere applicato l’articolo 21 del Regolamento di Giustizia. Comunque per darvi un’idea qui il link del dispositivo. Nel documento si evince che Spadoni ha cambiato due avvocati per farsi difendere, ma non ci sono i nomi. Il primo ha rinunciato all’incarico: ci piacerebbe sapere perché. Anzi vorremmo avere la conferma di quanto sappiamo…