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Rugby – Abbiamo un problema arbitri

Nov 10, 2023
Marius Mitrea

Poco più di un anno fa, quando decidemmo di sostenere la causa arbitrale, al fine di agevolare il riconoscimento di un ruolo necessario e fondamentale per la crescita di tutto il movimento, non pensavamo di ritrovarci ad oggi con una situazione che rischia nuovamente di esplodere. Gli arbitri, ve lo diciamo, non se la passano bene. Tolti i successi dei due fischietti di punta, branditi come fiore all’occhiello di un intero movimento, tutto il resto è davvero poca cosa. Vorremmo parlare per esempio della questione rimborsi, ma sarebbe inutile: ormai da mesi la Federazione promette di pagare “la prossima settimana”, ma così non è. Sorvoliamo anche sulla incapacità di gestire lo ‘status’ degli arbitri dipendenti della P.A., sorvoliamo sulla questione degli arbitri derogati o fuori ruolo per i quali Marius Mitrea ha scomodato il Consiglio Federale (a proposito: ma perchè il capo del settore tecnico s’interfaccia con la politica scavalcando Alan Falzone?), però i problemi che si hanno sul campo tutti i fine settimana vanno affrontati.

Questa mattina, per esempio, glia allenatori della Serie A Elite si sono trovati nella casella di posta la mail con il link al video di recap dell’ultima giornata di campionato. In buona sostanza Marius Mitrea e i suoi collaboratori fanno l’analisi delle gare e poi inviano ai tecnici i commenti alle situazioni da chiarire. Peccato che dall’inizio del campionato questa mail arriva tra il giovedì e il venerdì, di fatto a settimana conclusa e non più in tempo per preparare la partita del turno successivo. Ciò che arriva con solerzia sono le risposte alle clip inviate dalle società ad inizio settimana, sulle questioni ‘controverse’, ovviamente nel 90% dei casi viene spiegato che ad avere ragione sono gli arbitri. Così è se vi pare. Ora ci chiediamo se il campionato di punta del nostro movimento puo’ crescere con questo andazzo. E’ normale inviare il feedback sul turno di campionato a distanza di 4/5 giorni dalle gare? Eppure il gruppo tecnico è formato da professionisti, persone che guadagnano anche discrete somme. La crescita passa anche da qui.

C’è un ultimo tema. Nella mail di questa mattina, Marius Mitrea ha letteralmente scritto: “All’interno un messaggio molto importante relativo al rispetto degli arbitri e dei valori del rugby. Offese, proteste, atteggiamenti contro lo spirito del gioco non fanno parte del nostro sport e non saranno tollerati. I club sono i principali responsabili della garanzia del rispetto dei valori del rugby. Gli arbitri Fran modo che questi valori vengano rispettati”.  Sorvolando sul tono censorio del messaggio, ci siamo interessati alla vicenda e abbiamo scoperto che il riferimento è ad uno spintone dato ad un arbitro durante l’ultimo turno di campionato.

Ora, sgombriamo il campo da equivoci, non c’è alcun dubbio che il direttore di gara e i suoi collaboratori vadano sempre rispettati, ma il tema va affrontato. Nel caso specifico notiamo un paradosso: il giocatore in questione non sarà squalificato. Il motivo è semplice: un arbitro, due assistenti, il quarto uomo e il TMO (assistito da alcune telecamere), non hanno visto nulla e nel referto non c’è scritto nulla. Dunque una squadra che costa alla Fir qualche euro supportata da una produzione televisiva che costa poco meno di 10mila euro a partita, si è è fatta sfuggire una cosa così grave. Secondo voi è normale? L’intera  squadra arbitrale è stata sospesa per questo? Non ci pare.

Ma andiamo oltre e ci chiediamo come mai si susseguono episodi spiacevoli ogni domenica e in ogni categoria, a partire dalla Serie A Elite. La risposta ovviamente ce la siamo data e non piacerà agli arbitri italiani, a partire dai vertici della categoria. Il motivo è la scarsa autorevolezza: i pochi arbitri a disposizione non consentono turnover, la giovane età di quelli che vanno in campo e qualche pacca sulla spalla di troppo, assestata a qualche Nigel Owens di ‘noantri’, ha creato un po’ di problemi e un po’ di senso di impunità che si trasforma spesso in autoritarismo. Ciò che ci viene trasferito dalle società è una mancanza di empatia e di ascolto. Troppo spesso gli arbitri, per esempio, partecipano al terzo tempo rimanendo confinati in un angolino insieme ai propri collaboratori, facendo attenzione a non farsi ‘disturbare’. Non c’è più quello scambio che ha da sempre contraddistinto il nostro mondo e se qualcuno ci prova, viene invitato a non colloquiare con gli allenatori: chi vuole capire, capisca.. Quindi la lamentela di Marius Mitrea sul rispetto dello spirito del nostro sport, pur condividendola, dovrebbe girarla anche ai suoi arbitri.

Il secondo motivo dell’insofferenza dei club, sopratutto di Elite, è dovuto al livello generale della classe arbitrare. Come dicevamo, a parte Gnecchi e Piardi, la strada da fare è ancora lunga ma alcuni dei diretti interessati, solo per il fatto di arbitrare nel massimo campionato si sentono arrivati. In altri casi troviamo arbitri che hanno abbandonato ogni possibilità di crescita e pure entusismo. Il combinato disposto di queste situazioni porta a direzioni di gara non all’altezza che spesso danneggiano chi con il rugby mangia. E’ vero che parliamo di un campionato dilettantistico ma è altrettanto vero che in tanti nella Serie A Elite non fanno altri lavori e alimentano le proprie famiglie con i proventi del lavoro nel mondo della palla ovale. Per questo motivo c’è bisogno di equilibrio e di capire che ogni decisione e ogni atteggiamento possono influire con la vita lavorativa delle persone.

La sensazione è che il cambio di governance abbia solo creato qualche centro di potere e un giro di poltrone. In pochi hanno colto l’opportunità di cambiamento offerta. I più hanno pensato a conquistare potere o a consolidare l’esistente. E non va per niente bene…