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Arbitri: potevamo risparmiarci la fatica

Ago 23, 2022

Il silenzio degli ultimi giorni, ha rappresentato la volontà di fare un passo indietro. Questo portale e chi lo anima non vogliono essere ‘lo sfogatoio’ per chi si sente “maltrattato” dall’attuale governance federale. Nemmeno vuole essere strumentalizzato da chi deve difendere o conquistare orticelli. Abbiamo dato voce a chi per anni non l’ha avuta, ci siamo fatti portavoce di un malessere collettivo, ci siamo fatti carico di mettere sotto i riflettori un’intera categoria, abbiamo “accompagnato” i rappresentanti dei fischietti, fino all’appuntamento con la storia, poi abbiamo fatto un passo indietro. Ecco: ci potevamo risparmiare la fatica.

“Partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri” cantava Rino Gaetano. Potessimo farvi ascoltare le telefonate o leggere i messaggi degli ultimi due mesi (tranquilli tutti: non ci pensiamo nemmeno), non riuscireste a comprendere ciò che è accaduto negli ultimi giorni. Inutile fare tutta la cronistoria ed è inutile girarci intorno: la montagna ha partorito il topolino. Dalla riunione di Bologna del 19 agosto scorso, tutti hanno collezionato la personale dose di figuraccia.

Il primo è Innocenti che chiede a Claudio Giacomel un passo indietro e il capo del arbitri rispedisce al mittente la richiesta davanti a tutti, snobbando l’autorità del numero 1 del rugby italiano. Il secondo e proprio Giacomel, a cui non rimaneva alternativa che farsi da parte dopo essere stato criticato da tutti ed in presenza di una richiesta specifica di 5 Consiglieri federali. Facendosi beffa della sua stessa dignità ha preferito i 18mila euro annui. In ultimo i coordinatori, arrivati a Bologna con le forche e i bastoni e tornati a casa con le pive nel sacco.

In realtà potremmo anche ribaltare il tutto e affermare che ognuno ha incassato la propria parte di vittoria facendosi beffa degli altri. Il primo è Innocenti che, con un colpo di teatro, ha lasciato le cose come l’aveva trovare ad inizio riunione, attraverso una serie di promesse e di ‘faremo’ degne di un politico navigato. E’ stato grandioso, lo ammettiamo, si è rigirato i coordinatori come voleva, incassando una vittoria clamorosa.

Ha vinto anche Giacomel che rimane in sella ‘a dispetto dei Santi’, un po’ come quel marito che deve lasciare la casa coniugale dopo il divorzio, ma riesce ad ottenere di dormire sul divano, imponendo comunque la sua presenza alla moglie. Un presidente che, lo ricordiamo, è commissariato nei fatti ma non in forza a norme specifiche. Giacomel e il suo consiglio potrebbero decidere di rivolgersi alla giustizia sportiva per riappropriarsi delle prerogative previste dalle norme federali. Perché, ammettendo la nostra eventuale ignoranza, vorremmo leggere il testo della norma che consente ‘di svolgere gli affari correnti” e null’altro.

Hanno vinto anche i coordinatori che hanno chiesto a Innocenti di poter mettere lingua sui corsi di aggiornamento, sull’attività del Cnar, sui rapporti tra Commissione, Consiglio, Centro Studi e Ufficio di Designazione. I coordinatori hanno chiesto di mettere lingua sugli incarichi conferiti e, udite, udite, sui nominativi che dovranno integrare il Consiglio Nazionale Arbitri. Insomma: alla fine si è risolto tutto con un po’ di (presunto) potere. Dunque hanno vinto tutti, quindi non ha vinto nessuno.

Chi legge potrebbe contestarci che in questo articolo ci sia tutto e il contrario di tutto: ha ragione. E’ finito tutto in ‘caciara’, ciò che temevamo. Quando succede questo è più semplice lasciare tutto com’è. Delle rivendicazioni degli arbitri, nei fatti, non se ne frega nessuno. Gli arbitri, quelli che vanno in campo, sono sono pedine di scambio per barattare piccole rendite di posizione. “Ho fatto quello che posso, più di quello che posso e come son venuto io sparisco adesso”: questi sono gli Stadio. In bocca al lupo agli arbitri, specchio del rugby italiano.

Alla fine se collezioniamo figuracce appena tiriamo fuori il passaporto, la colpa è di tutti: dirigenti federali, allenatori, giocatori, arbitri, appassionati e giornalisti (aggiungerei anche i blogger che fanno più danni della grandine). Ognuno per il proprio ruolo e il proprio peso.  Questi siamo, ‘avoglia’ a puntare all’alto livello internazionale. Poco più che dilettanti che provano a scimmiottare un professionismo che non esiste.