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Il rugby ha bisogno di una pacificazione

Apr 29, 2021

di Armando Forgione

Da qualche parte probabilmente avrete letto una frase del tipo: “Avete presente a nascondino, quando correvate come pazzi, toccavate il muro e urlavate: liberi tutti? Credo che la felicità sia una cosa così”.

Partiamo da questa considerazione per parlare di rugby, per dire che il rugby, il nostro amato Rugby, sta forse perdendo quella che è la sua essenza più intrinseca, la principale: dare piacere e soddisfazione non solo a chi lo pratica o lo organizza, ma anche a chi lo segue appassionandosi o a chi ne è partecipe a qualsiasi livello.

Proprio così, il Rugby lo intendiamo – forse anche perché lo amiamo troppo – come uno sport che, se non provoca scariche adrenaliniche, perde di valore in senso assoluto e diventa una pratica sportiva come tutte le altre, dove la fanno da padrone interessi di parte, interessi economici, beghe di palazzo, campanilismi esasperati.

È, infatti, sotto gli occhi di tutti che la mancanza di crescita del movimento rugbistico nel nostro Paese sia dovuta alle ataviche divisioni che lo attraversano in lungo e in largo.

Divisioni che sono frutto di contrapposizioni, create da chi ha voluto e vuole affermarsi solo per perseguire un successo personale, dimenticando o mettendo da parte l’amore per il rugby, in cui il sacrificio di tutte le sue componenti (atleti, tecnici, dirigenti, arbitri e sostenitori) è una costante che ci accomuna e ci fa sentire orgogliosi di praticare o seguire uno sport meraviglioso.

Questo è per noi il Rugby (e la lettera maiuscola non è di certo un errore ortografico…).

È proprio per mantenere quella “R” maiuscola che abbiamo deciso di unire le nostre passioni e idee, con lo scopo di contribuire a far uscire il rugby dalla nicchia in cui è stato ingiustamente relegato da chi, negli anni, lo ha cavalcato (con l’auspicio che non continui a farlo) senza amore e per motivi personali, trascurando il fine ultimo: far crescere il movimento in tutte le sue diverse espressioni e mantenere quella “R” sempre in maiuscolo.

La crescita riteniamo debba riguardare allo stesso modo e con le stesse dinamiche sia l’alto livello che il rugby di base, entrambi indispensabili e parimenti degni della massima attenzione.

La crescita deve interessare, con eguale approccio sistemico, atleti, tecnici, arbitri e dirigenti, con un impegno caratterizzato da una spiccata professionalità, senza differenziazioni geografiche e privilegi regionali.

La crescita deve essere, al contempo, anche culturale, laddove per non ancorare il rugby a stereotipi ormai logori e che non trovano più ragion d’essere in un panorama internazionale di una sempre maggiore spettacolarizzazione, tesa a rendere questo sport mediaticamente appetibile.

La crescita non deve mirare a far aumentare il numero dei partecipanti in termini di quantità, ma deve passare attraverso un profondo radicamento territoriale, soprattutto dove ci sono difficoltà economiche, con programmi e progetti che prevedano tappe a breve, a medio e a lungo termine. Progetti seri e non i soliti proclami da campagna elettorale.

La nostra ambizione è quella di stimolare un confronto di idee su questioni fondamentali, così da creare un contraddittorio positivo e costruttivo, possibilmente evitando polemiche sterili, poiché negli anni il rugby italiano ha pagato un vuoto al suo interno, con particolare riferimento al dibattito tra le varie anime.

Noi vogliamo occupare questo spazio e aprirlo alle idee di chi voglia condividere con noi questo pezzo di strada. Vogliamo essere letti e diventare punto di riferimento per chi ha ancora a cuore le sorti del movimento.

Jean Paul Sartre diceva che “l’identità è per metà quello che siamo e per l’altra metà come ci vedono gli altri”. Per questo il confronto sui singoli pezzi del sistema-rugby diventa fondamentale. Ci auguriamo che lo sia anche per la nuova presidenza, che ha da poco iniziato il suo viaggio.

Siamo certi che non sarà semplice, tuttavia il nostro impegno sarà indirizzato a sottrarsi da accuse di disfattismo, dando voce a tutti coloro che vorranno contribuire a far tornare la felicità nei cuori degli atleti, dei tecnici, degli arbitri, dei dirigenti e dei tanti appassionati di questo straordinario sport.